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Allerte meteo o terrorismo mediatico? Quando la paura costa meno della prevenzione

​L’estate torrida e gli inverni sempre più estremi ci hanno abituato a un nuovo, inquietante rituale: l’allerta meteo. Ma dietro le mappe rosse e le previsioni catastrofiche si nasconde una verità scomoda: spesso, la paura costa meno della prevenzione. Dare l’allarme non solo è più facile, ma anche più economico che investire nella manutenzione del territorio.

​Per anni, esperti e associazioni hanno lanciato l’allarme sul dissesto idrogeologico che affligge l’Italia. Fossi ostruiti, argini indeboliti, versanti instabili: una fragilità strutturale che rende ogni pioggia un potenziale disastro. Eppure, le risorse dedicate alla manutenzione sono sempre state insufficienti. Si preferisce destinare fondi, e in quantità maggiore, alla gestione delle emergenze, piuttosto che a interventi che potrebbero evitarle.

SPAZZACAMINO RETTANGOLARE

È qui che entra in gioco il “terrorismo mediatico”. Quando si prevede una forte perturbazione, il sistema si attiva in modo quasi automatico. Le notizie si moltiplicano, le trasmissioni si riempiono di esperti che illustrano scenari apocalittici e i telegiornali danno voce a un allarmismo diffuso. Non si tratta solo di una corretta informazione, ma di una narrazione che, pur partendo da dati reali, finisce per amplificare la paura in modo sproporzionato.

​Il risultato è un circolo vizioso:

  1. ​La mancanza di manutenzione rende il territorio vulnerabile.
  2. ​Si preferisce l’allarme mediatico come strumento di gestione del rischio, anziché l’investimento in opere strutturali.
  3. ​La paura generata dalle allerte ha un costo sociale ed economico enorme: dalla paralisi di intere città ai danni per il turismo, passando per l’ansia diffusa nella popolazione.
  4. ​Quando il disastro accade, si spendono cifre ingenti per riparare i danni, anziché per prevenirli.

​La pulizia di un fosso, la messa in sicurezza di un versante, sono azioni quotidiane e poco “spettacolari” che non finiscono in prima pagina. Ma è proprio in questi gesti che si costruisce la vera sicurezza. Il “terrorismo mediatico” è solo l’altra faccia della medaglia di una politica che ha scelto di reagire, invece che di prevenire. Ed è una scelta che, alla fine dei conti, non fa altro che aumentare i costi e mettere a rischio la nostra vita e il nostro futuro.

Questo è il mio pensiero, voi pensatelo come vi pare.

testo copyright cioletti claudio

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